Furto Bancomat. La Banca Deve Rimborsare il Cliente che Subisce il Reato anche prima della Denuncia

Furto Bancomat. La Banca Deve Rimborsare il Cliente che Subisce il Reato anche prima della Denuncia

La Corte di Cassazione, con una sentenza storica (n° 9721) ha accolto il ricorso di due coniugi che erano stati defraudati di 23.000€ dal proprio conto corrente a seguito del furto di una carta di debito a loro intestata il Bancomat.

La Sentenza

I giudici hanno deciso per la tutela massima del cliente oggetto di furto, decretando che l’istituto bancario dovrà e deve risarcire il correntista che subisce prelievi abusivi mediante il Bancomat anche prima della denuncia e del blocco contestuale della carta per mezzo dei canali idonei.

Alla Banca spetta anche dimostrare, eventualmente, che il prelievo “fraudolento” non è opera di terzi, bensì del titolare; altrimenti deve risarcire il dovuto. Il cliente, salvo in caso di comportamento doloso, al massimo risponde fino a 150€ dell’importo che altri alienano impropriamente a suo nome.

I giudici della Corte di Cassazione hanno pronunciato una sentenza storica, che farà scuola ed è in controtendenza rispetto a quanto deciso nei primi due gradi di giudizio, nei quali la banca aveva vinto il ricorso. In questi primi gradi, infatti, i giudici avevano ritenuto tardiva la denuncia anche se i coniugi avevano provveduto a farla il giorno dopo il furto stesso.

Oltre a questo, gli stessi avevano stabilito che spettasse a chi aveva subito il furto, la prova della loro diligenza nel mettere in atto tutte le azioni affinché questo non avvenisse. Decisioni che i giudici della Cassazione hanno praticamente sovvertito in toto.

Onere della Prova spetta alla Banca

I giudici della Cassazione hanno stabilito che non spetta a chi subisce il furto di dimostrare che non abbia “agevolato” quest’evento, ovvero la clonazione o lo smarrimento della carta, custodita secondo i crismi e i consigli recitati nel foglio a corredo della stessa.

Sovvertendo le decisioni del Tribunale e della Corte di Merito, la Cassazione ha definito una svolta storica per quanto riguarda l’onere della prova di un eventuale dolo o comportamento negligente, il quale spetta alla banca, mentre sottintende la presunzione di innocenza a carico di chi subisce il furto.

Allo stesso modo, la Suprema Corte di Cassazione non condivide quanto deciso nei due gradi di giudizio precedenti in riferimento alla responsabilità oggettiva della Banca solo dopo la denuncia. Secondo i giudici, non bisogna guardare solo al contratto sottoscritto tra le parti, ma anche agli obblighi di legge: in base a questi, la Banca deve rifondere totalmente il danno e il denaro che altri intascano indebitamente, anche prima della denuncia, all’atto del furto o della clonazione o smarrimento stesso.

Il Rapporto di Fiducia

I giudici della cassazione hanno rilevato la responsabilità, in base alle norme di legge, ascrivibile al prestatore, in questo caso alla banca, nell’ambito delle operazioni fatte utilizzando strumenti elettronici. Secondo questi, il rischio del prelievo indebito grava sulla banca perché questo è prevedibile ed evitabile adottando appropriate misure.

Un’affermazione che è coerente e ragionevole, oltre che idonea a sottolineare la fiducia necessaria nei mezzi rilasciati al cliente da parte di una Banca o della Poste per quanto concerne i prelievi agli sportelli automatici.

Sta alla banca provare che i prelievi contestati siano riconducibili al cliente e quindi non oggetto di comportamenti fraudolenti o indebiti a seguito di furto/smarrimento/clonazione, etc. Questo, in linea con il Decreto Legislativo n° 11 del 2010 che recepisce la Direttiva Comunitaria 2007/64/CE che concerne i servizi di pagamento dei mercati interni.

Comportamento Grave e Doloso Unica Eccezione

La banca è esente da “colpa”, ovvero va esclusa dalla responsabilità di rifondere il danno cagionato al cliente, solo se c’è un comportamento grave e doloso da parte del cliente, ovvero se dimostra questa dinamica. C’è comportamento grave da parte del cliente anche quando questi non controlla per lungo tempo gli estratti conto, verificando movimenti ed eventuali addebiti non corretti.

Secondo i giudici della Suprema Corte di Cassazione, dunque, i giudici nei primi due gradi non avrebbero rispettato tali principi assumendo decisioni non in linea con la normativa di riferimento, bensì considerando solamente i vincoli contrattuali di merito.

Tempi Entro i Quali Denunciare

Il fatto di considerare tardiva una denuncia arrivata il giorno dopo il furto e i prelievi, non è compatibile con le norme, né con lo stesso Decreto Legislativo che recepisce la Direttiva Comunitaria. Agli articoli 7 e 9, infatti, questo richiede che la denuncia di un furto giunga “senza indugio”, “termine che va nel caso concreto adeguatamente valutato e, comunque non oltre 13 mesi dalla conoscenza del fatto“.

Di certo un bel colpo a tutela dei consumatori e una possibile criticità per banche e poste che dovranno magari rivedere gli strumenti rilasciati ai clienti aumentando la sicurezza ovvero rimodulando legalmente eventuale nuove interpretazioni legali.

In attesa di una nuova sentenza e dei probabili ricorsi.