Da quanto emerge dalle fonti conosciute di Bicoin.co, la Repubblica di Georgia ha dichiarato che le transazioni in criptovalute sono esenti dall’Imposta sul Valore Aggiunto, meglio conosciuta con il suo acronimo, IVA.
Il ministro delle finanze georgiano Nodar Khaduri avrebbe firmato il disegno di legge che ha in oggetto questa detassazione oltre a normare sulla disciplina da applicare a tutti gli enti e le organizzazioni che commerciano ovvero minano criptovalute.
All’interno del disegno di legge, le criptovalute sono definite asset digitali scambiati elettronicamenti e basati su una rete decentralizzata (la blockchain n.d.r.). La loro commercializzazione non abbisogna né necessita di un intermediario affidabile,ma si basa totalmente sulla tecnologia alla base, definita a “ledger distribuito” (libro mastro condiviso).
Grazie a questo disegno di legge, se dovesse passare così senza emendamenti, i residenti georgiani potranno scambiare e cambiare criptovalute in valute fisiche fiat standard senza che questo assoggetti la transazione all’applicazione dell’imposta IVA.
Khaduri ha comunque confortato tutta la popolazione dichiarando che la valuta nazionale, il lari georgiano, rimarrà l’unica valuta legale del paese: in Georgia, infatti, non è possibile pagare in valute estere ed il Bitcoin insieme agli altcoin non faranno eccezione. I pagamenti in Georgia saranno possibili solo se fatti in lari.
La legge continua affermando che le società di mining saranno invece soggette al pagamento dell’IVA, a meno di non registrarsi all’estero: c’è, dunque, la possibilità di una delocalizzazione per quanto concerne questo tipo di attività già non proprio remunerativa visto il costo dell’elettricità e la sempre maggiore difficoltà nel battere nuova moneta virtuale.
La Georgia, dunque, si allinea in un certo modo a quanto accade nell’Unione Europea. Nel 2015 la Corte di Giustizia della UE stabilì l’esenzione tassativa delle transazioni in Bitcoin.
Secondo un noto avvocato italiano, questa sentenza è fondamentale per chiarire alcuni dubbi e dissipare il caos sulla fiscalità applicabile riguardo i BTC e le altre criptovalute, così come accade nelle transazioni fatte ed eseguite nelle normali valute estere.
In questo modo, il giudice ha voluto praticamente equiparare, sempre secondo il luminare Avv. Stefano Capaccioli, il Bitcoin alla moneta standard, dimostrando l’errata teoria che presuppone la redazione di una regolamentazione specifica per le criptovalute. Per l’esperto specializzato nel trading di oro e criptovalute, i giudici avrebbero dimostrato che basta praticamente solo interpretare in un certo modo la legislazione esistente e che non esiste alcun vuoto normativo riguardo queste valute virtuali.