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Salvataggio Carige: Malacalza Batte un Colpo e non Svaluta la Partecipazione Detenuta

by Maria Cristina Ramunno
7 Agosto 2019
in Imprenditoria
Salvataggio Carige: Malacalza Batte un Colpo e non Svaluta la Partecipazione Detenuta

Nel piano per il salvataggio della banca Carige, Malacalza, il primo azionista con il suo 27,5% detenuto dalla holding di famiglia, la Malacalza Investimenti, si è sempre posto in prima persona a favore della credibilità della Banca genovese, credendo fermamente nelle sue potenzialità.

E lo ha fatto anche questa volta, battendo un colpo e rispondendo metaforicamente presente, anche senza sciogliere la riserva che ancora traspare dal silenzio della famiglia per quanto concerne il piano di salvataggio ideato e concordato tra FITD e la trentina Cassa Centrale Banca.

Malacalza Investimenti crede ancora nel valore di Carige proprio perché ha deciso di non svalutare la partecipazione detenuta nella banca. Nella relazione allegata al bilancio dell’azienda di investimenti, al 31 dicembre 2018, il management spiega che, fermo restando la riduzione del patrimonio netto della banca, si ritiene che “il valore di carico della partecipazione sia ancora integralmente recuperabile“.

Mentre il silenzio dei Malacalza sul progetto di salvataggio ideato dai tre commissari incaricati dalla BCE, è assordante la famiglia sembra convinta delle possibilità di rinascita del gruppo bancario e del progressivo riassorbimento della perdita di valore dell’investimento fatto in Carige. Pur sottolineando che, tale convincimento, fu redatto a seguito del piano industriale presentato a febbraio 2019, nel quale era previsto un aumento di capitale di 630 milioni e non di 700 come nel piano attuale, in aggiunta ai 200 come emissione di bond sottoscritto dalle parti chiamate in causa.

Nella relazione della Malacalza Investimenti, il cui assetto societario è praticamente familiare (48% Hofima di Davide Malacalza, 48% Mattia Malacalza, 4% Vittorio, il padre), si descrivono minuziosamente le fasi di acquisto delle azioni di Carige dal 20,639% iniziale a fronte di un esborso di 377,1 milioni, al 27,555%. Quota attuale che, in aggregato, ha portato l’investimento societario a 412,9 milioni.

Tutta la storia che è accaduta prima della storica assemblea del settembre scorso nella quale i Malacalza si scontrarono con Raffaele Mincione e vinse la loro linea. Da quest’accadimento iniziò, però, un periodo nero per Carige. Uscito di scena l’amministratore delegato Paolo Fiorentino, al suo posto arrivarono Modiano e Innocenzi che hanno ricoperti tutti i ruoli e sono tuttora due dei tre commissari (insieme a Raffaele Lener).

Nel bilancio della Malacalza Investimenti, chiusosi nell’esercizio in data 25 giugno, risulta che Carige avrebbe conseguito una perdita ulteriore, riferendosi alle rettifiche contabilizzate sui crediti pari a 219,2 milioni contabilizzate a novembre 2018 e la perdita di -279,7 milioni di euro registrata alla chiusura d’esercizio.

Elementi che hanno ridotto il capitale sociale della banca da 2,14 miliardi a 1,64, a seguito di deliberazione assembleare da parte degli azionisti il 22 dicembre 2018. Una data nella quale i Malacalza si astennero e bloccarono sul nascere il progetto, per loro perdente, di un aumento di capitale di 400 milioni di euro, proposto dal board.

La riduzione del patrimonio netto di Carige, continua la nota dalla Malacalza Investimenti, determina anche un decremento della quota detenuta da parte della holding: al 31 dicembre la quota ammontava a 453,8 milioni e nel bilancio consolidato a 482,1.

Nonostante la riduzione, il valore della quota posseduta dalla Malacalza in Carige è ancora superiore al valore di carico investito, indi per cui non sussistono ragioni logiche per ridurre la partecipazione iscritta al costo storico.

Nella relazione si ricorda anche la sospensione del titolo Carige da parte della Consob a partire dal 1° gennaio 2019, nonché il commissariamento disposto il giorno dopo dalla BCE, a fronte della situazione creatasi nella banca, fuori da determinati parametri richiesti nel comparto. Il provvedimento del commissariamento non sarebbe nemmeno stato notificato e trasmesso a nessuno degli azionisti del banco genovese.

A fronte di tutte queste dinamiche, confortate dalle garanzie concesse dallo Stato su nuove emissioni obbligazionarie disposte dal Tesoro, nel documento i Malacalza ritengono che la riduzione di valore di mercato di Carige rifletta si un peggioramento della situazione patrimoniale, ma che ci siano importanti elementi i quali facciano pensare e ritenere che la perdita di valore dell’investimento sia solo temporanea. Indi per cui non è necessario svalutarne l’impatto.

Naturalmente la relazione verteva e considerava il piano industriale che i commissari hanno presentato il 27 febbraio e di cui abbiamo già anticipato, con due possibili opzioni:

  • Stand alone. Aumento di capitale di 630 milioni da parte degli attuali soci.
  • Business combination. Ingresso nel capitale di soggetti terzi.

Esaminando il piano, la famiglia evidenzia come il realizzarsi di una delle due opzioni riconduca la perdita di valore dell’investimento della Malacalza Investimenti in un’ottica temporale coerente con la natura stessa dell’investimento.

Quando fu scritta la relazione chiaramente i presupposti erano molti diversi dalla manovra attuale da 900 milioni, di cui 700 a per aumentare il capitale e 200 da emissione di bon Tier 2 già sottoscritto per intero: questo potrebbe cambiare le carte in tavola, nonché i valori patrimoniali derivanti dalla gestione di Carige, la cui semestrale non è ancora stata pubblicata quest’anno.

Resta da capire che posizione assumerà la famiglia nei confronti di questo nuovo piano e quali ripercussioni ci saranno per Banca Carige, dopo il mese di agosto: la lettera che i piccoli azionisti hanno pubblicato ultimamente per chiedere chiarezza, in fondo, qualche luce accende sulla possibilità di un coinvolgimento, ma occorre negoziare un reale impiego diretto da parte della famiglia nel nuovo istituto bancario del nord ovest italiano, la banca di Genova e Imperia.

Il bilancio della Malacalza Investimenti al 2018, dunque, registra una perdita di -8,5 milioni, ma un occhio si può dare anche a quello della holding controllata dal figlio Davide, la Hofima: questa fa registrare alla fine dell’anno appena trascorso una perdita di -243.718€, contenuta dopo aver liquidato la controllata Omba Impianti.

Tra le società partecipate da parte di Hofima, una tra le tante richiama l’attenzione,  a causa del particolare business di successo e delle performance molto buone: Asg Superconductors ha chiuso il bilancio con un utile di 507.677€ producendo mega bobine che andranno a costituire il nucleo del reattore sperimentale Iter, in grado teoricamente di produrre energia atomica pulita dal processo di fusione nucleare.

La Asg Superconductors ha iscritto a bilancio anche le azioni societarie che hanno riguardato l’incorporazione di due altre società che prima controllava, per formare un unico grande blocco: la Paramed e la Columbus superconductors.

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